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Fondazione e gli inizi del Guidonia Uno

Dopo otto mesi di occupazione le truppe tedesche, incalzate dagli alleati, si ritirano da Guidonia, da Montecelio e Sant'Angelo Romano. Una batteria inglese, attestata sul lato Nord di Montecelio, contrastava la ritirata del nemico il quale, a sua volta, rispondeva con semoventi a razzo. La battaglia durò tre giorni, poi il rombo del cannone si allontanò sempre più e Guidonia cominciò a ripopolarsi in un clima di gioia per la liberazione ma nel caos più completo. I giovani si trovarono a loro agio, in piena anarchia nessuno si occupava di loro non esistendo ancora un' Autorità costituita. Bande di teppisti si davano al saccheggio di quanto era rimasto in piedi presso l'aeroporto e la Direz. Sup. Studi ed Esperienze i cui impianti, dopo essere stati depredati delle attrezzature asportabili, erano stati tutti distrutti dalle squadre di sabotaggio tedesche prima della loro ritirata. L'aeroporto venne occupato dall'aviazione americana e utilizzato come base d'appoggio per alianti. Intanto i militari e i civili (sbandati) che non avevano aderito alla repubblica di Salò, furono riassunti in servizio per riorganizzare i servizi aeroportuali. Venne ricostruito il Presidio Aeronautico il cui comando era composto da quattro Ufficiali, tra cui io, e alcuni Sottufficiali.

Facendo appello alla mia esperienza scout che risale al lontano 1923 quando, con i fratelli della prima pattuglia guidata dal Prof. Giovanni Ponti, Commissario Regionale veneto, e dal Prof. Mario Mazza, Commissario Centrale, demmo vita ai primi Riparti A.S.C.I. padovani poi sciolti dal fascismo nel 1928, ritenni doveroso fare qualche tentativo per riportare un pò di ordine morale almeno fra i più giovani, meno contaminati dai mali del momento. Avendo notato che nelle ore pomeridiane un gruppo di ragazzi, abbastanza consistente, si riuniva sul piazzale della Chiesa, mi avvicinai a loro offrendo amicizia e la possibilità di formare un gruppo per trascorrere insieme e in modo attivo il loro troppo tempo libero. Alternando i giochi di movimento a qualche chiacchierata, riuscii ad interessare una decina di ragazzi tra i 13 e i 16 anni di età impegnandoli tutti i pomeriggi, spesso fino a sera inoltrata, in attività basate sul metodo scout, che servirono a meraviglia per stimolare in essi la sete di conoscere sempre più cose nuove. Altri ragazzi si unirono ai primi e così si formarono spontaneamente due squadriglie: Volpi e Aquile.

Durante le ore antimeridiane portai inoltre, a turno, i ragazzi nell'interno dell'aeroporto dove essi, a contatto con i Civili, tutti specialisti, ebbero modo di dedicarsi ai lavori occorrenti per l'allestimento della loro sede (prima in due stanze della torre civica e poi presso le scuole Elementari) utilizzando materiali tratti dalle macerie e tela degli alianti in demolizione. Il Comandante americano ci concesse, non appena furono disponibili, una trentina di teli tenda che gli avieri avevano impiegato per chiudere temporaneamente le finestre rimaste senza imposte e vetri. Tutti impegnati a rattoppare buchi e strappi e attaccare bottoni, ottenemmo così le prime sei tende a quattro posti che, unitamente ai bastoni, alle bandierine di segnalazione, alle cordicelle per legature, ai tabelloni dimostrativi delle techiche scout, alla serie di sgabellini fatti con governali di bombe sperimentali, alle cassette portacarte ed ai mobiletti scrivania, costituirono il materiale base necessario per la sede e l'attività scout. Un grosso problema fu quello di provvedere all'uniforme; lo risolvemmo utilizzando camice caki militari, calzoncini di panno grigio-azzurri ricavati da pantaloni da aviere, bustine pure da aviere, cinture fatte con nastro da persiane e fibbia di metallo con gliglio fatta da noi stessi; la divisa venne completata da calzettoni grigi e fazzoletto azzurro della ex G.I.L. cui sovrapponemmo una fettuccia rossa ai bordi.

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